08 _ USA

Pamela Jennings
Center for Technology in Learning SRI International

 

Bio __ I progetti artistici di Pamela Jennings nel campo dei nuovi media comprendono i CD Rom "Solitaire: dream journal", "Narrative Structures for New Media," e la scultura ArTronicT "The book of ruins and desire". I suoi saggi sono apparsi sulle riviste "Felix: a Journal of Media Arts and Communication" e "Leonardo: Journal of the International Society for the Arts, Sciences and Technology". Il libro recentemente pubblicato "Struggles for Representation: African American Film/Video/New Media Makers," raccoglie il lavoro di Pamela sulla storia dei media maker afro-americani. Il suo rapporto "New Media Arts | New Funding Models," per la divisione Creatività e Cultura della Fondazione Rockfeller è disponibile sul suo sito. Pamela ha ricevuto varie borse di studio per i Media da: New York State Council on the Arts; Artist in Residence at the Banff Centre for the Arts; e MacDowell Artists' Colony. Tra i suoi clienti commerciali ricordiamo: IBM Almaden Research Center, NBC Interactive e attualmente Center for Technology in Learning at SRI International. Pamela è ricercatrice al Center for Advanced Inquiry in the Interactive Arts (CAiiA) all' University of Wales. Contact: mindfield@earthlink.net; http://digital-Bauhaus.com

 

Poetica del coinvolgimento: pratica riflessiva nel design delle architetture intelligenti __ La narrativa è una funzione che fornisce informazioni lungo l'arco del tempo, inteso come costrutto temporale. L'avvento delle architetture intelligenti introduce in questa equazione il concetto di spazio, inteso come inalienabile da una percezione umana o animale. Il tempo, attraverso lo spazio, opera su un ciclo ritmico di pieno e vuoto, attività e isolamento, interazione e annullamento. Sono i ritmi della vita - mangiare, respirare, dormire, camminare, parlare... negoziare - che definiscono lo spazio. Questi cicli ritmici, o autopoietici, contribuiscono allo sviluppo di narrative che sono modellate dalle tensioni stesse del negoziare le nostre relazioni con le ambiguità che risiedono nello spazio. Nel momento in cui le transazioni della negoziazione cominciano lo spazio diventa luogo. Ed è allora che il contesto dello spazio determina il nome che diamo a quello spazio. Il progetto "The Distributed Minds | Negotiated Spaces" è nato al fine di creare un insieme di strumenti e interfacce che diano inizio al dialogo e permettano di costruire in ambienti pubblici dei ponti fra le persone, le loro azioni intellettuali e pratiche, e la realtà socio-culturale. Le mie osservazioni sollevano la questione della natura delle strutture di interazione tra individui e gruppi che alimentano o inibiscono l'efficacia della comunicazione.

 

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